Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

102 OBESITÀ: DA AMPLIFICATORE DI RISCHIO A MALATTIA CRONICA getto educativo proposto, così da garantire una adeguata alleanza terapeutica con il paziente [38,36]. Se il paziente può essere considerato pronto a perdere peso, allora il percorso terapeutico deve essere iniziato; in caso contrario, l’obiettivo primario deve essere quello di prevenire un ulteriore aumento di peso e cercare di individuare quali possono essere le barriere alla perdita di peso [27]. I candidati alla perdita di peso, infatti, sono coloro che decidono di perdere peso per motivi precisi, non stanno vivendo situazioni particolarmente stressanti, non soffrono di patologie mediche o psichiatriche che possano in qualche modo interferire con un programma di perdita di peso, che sono pronte a dedicare tempo necessario al cambiamento del loro stile di vita [27]. La responsabilizzazione del paziente nei confronti del proprio stato di salute è fondamentale. Il paziente deve necessariamente acquisire la consapevolezza di essere in grado di modificare il corso della propria vita, di implementare l’autostima e di interpretare gli insuccessi come dei momenti di apprendimento da cui ripartire con una determinazione ancora maggiore. Il medico diventa, quindi, una figura di accompagnamento del paziente, per condividere le decisioni, stimolare l’autonomia ed il senso di responsabilità, individuare i bisogni e favorire la crescita personale [39]. Accanto alla figura del curante, è importante la responsabilizzazione dei suoi familiari, soprattutto nell’approccio alla obesità infantile, che può divenire un valore aggiunto nel raggiungimento dell’obiettivo terapeutico [40]. Una buona capacità comunicativa da parte del medico è, quindi, fondamentale per una gestione efficace dell’eccedenza ponderale ma deve necessariamente coniugarsi con un esempio adeguata, in linea con l’antico precetto di Seneca “Longum iter est per praecepta, breve et efficax per exempla”. SINOSSI • L’obesità viene sovente stigmatizzata e penalizza chi ne è affetto in diversi e importanti domini della vita •Una comunicazione empatica e non stigmatizzante è indispensabile per la fidelizzazione del paziente con eccedenza ponderale • I temi della comunicazione devono necessariamente considerare sia gli elementi comportamentali che psicologici del paziente BIBLIOGRAFIA 1. Global health risks: mortality and burden of disease attributable to selected major risks. Geneva, World Health Organization, 2009. 2. American College of Cardiology/American Heart Association Task Force on Practice Guidelines, Obesity Expert Panel, 2013. Expert Panel Report: Guidelines (2013) for the management of overweight and obesity in adults. Obesity (Silver Spring). 2014. 22 Suppl 2: S41- 410 3. Puhl RM, Heuer CA. The stigma of obesity: a review and update. Obesity Silver Spring. 2009. 17(5):941–64. 4. Puhl RM, Lessard LM. Weight stigma in youth: prevalence, consequences, and considerations for clinical practice. Curr Obes Rep.2020. 9(4):402–11. 5. Wu YK, Berry DC. Impact of weight stigma on physiological and psychological health outcomes for overweight and obese adults: asystematic review. J Adv Nurs. 2018. 74(5):1030–42. 6. Facci S. Idee disfunzionali del terapeuta cognitivo comportamentale nel rapporto con il paziente

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