Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

105 DOCUMENTO SIPREC 2022 5. INTERVENTI DI COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE 5.2 La gestione del paziente obeso nella medicina del territorio Giulio Nati Medico di Medicina Generale Il territorio è il luogo dove possono essere studiati e prevenuti i comportamenti alimentari che sono alla base dell’obesità. L’obesità, infatti, è determinata dall’interazione di alcuni fattori (alcuni genetico-familiari, altri, più rari, di tipo endocrino-metabolico) associati, nella quasi totalità dei casi, ad uno stile di vita caratterizzato da scorretta alimentazione e scarsa attività fisica. A confronto con altre specie animali, l’uomo, in quanto onnivoro, può scegliere diverse qualità di cibo da ingerire: questo lo pone in posizione di vantaggio, in quanto lo rende più versatile, ma presuppone la capacità di scegliere gli alimenti. In questo, le varie culture aiutano gli individui restringendo il campo delle possibili scelte. La cultura moderna globalizzata tende a privilegiare cibi di facile reperibilità, di rapida preparazione e, per la grande maggioranza della popolazione, anche di costo accessibile. La produzione industriale, tende a soddisfare questo indirizzo, e, tramite la pubblicità, anche a promuoverne l’impiego. E’stato, ad esempio, rilevato che in periodo di lockdown, nel quale molte più adulti si sono trovati in smart working e molti giovani in dad, sono aumentate le pubblicità di alimenti considerati poco salutari veicolate su internet [1]. Anche il contesto territoriale ha la sua influenza: SH Wilsher ha dimostrato che l’obesità è più frequente nel circondario dei grandi esercizi commerciali che vendono cibi non salutari [2]. Quindi, per poter intervenire efficacemente e ridurre i rischi connessi con le cattive abitudini alimentari, occorre anche conoscere il contesto sociale ed economico in cui questa si sviluppa. Sappiamo che la salute di un individuo è fortemente condizionata dalla società in cui vive, dalla sua scolarità e dal suo reddito; la crescita economica, le riforme sociali ed i progressi della medicina hanno portato un diffuso benessere, ma, nonostante ciò, le disuguaglianze sociali permangono ed a volte si acuiscono. Le differenze nei comportamenti, salutari e non, all’interno delle diverse classi sociali sono presenti ovunque: anche nei paesi più poveri si registra un gradiente sociale per cui la parte di popolazione più ricca ed istruita gode di minori mortalità e morbilità. In Europa l’OCSE segnala che più della metà della popolazione è in sovrappeso e quasi una persona su 4 è obesa. A livello del singolo individuo, l’obesità condiziona una peggiore qualità della vita: i bambini obesi hanno minori probabilità di avere successo a scuola e minori probabilità di terminare il ciclo scolastico; da adulti avranno minori probabilità di avere un’occupazione e maggiori probabilità di assentarsi, rimanendo in definitiva meno produttivi; tutto ciò non fa che acuire le disuguaglianze, rendendo ancor più difficile evolvere verso una condizione migliore [3]. Un altro fattore rilevante, strettamente connesso al primo, risiede nel fatto che, principalmente a partire dall’inizio dell’epoca industriale, masse sempre più grandi di persone si stanno spostando dalle campagne alle città: alcune proiezioni dicono che per la metà del 21 secolo 7 individui su 10 vivranno nelle città, assumendo abitudini e stili di vita diversi da prima, spesso non salutari. Le città tendono a trasformarsi in megolopoli da oltre 10 milioni di abitanti, ingigantendo anche i problemi legati al fenomeno. La migrazione della popolazione verso le aree urbane si accompagna a modifiche sostanziali degli stili di vita. Cambiano le abitudini, cambia il modo di vivere, i lavori sono sempre più sedentari, il tempo per pranzare si riduce spesso a un frugale pasto in mensa o al bar vicino all’ufficio e l’attività fisica diventa praticamente inesistente. Il fenomeno dell’inurbamento, legato

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