Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

111 DOCUMENTO SIPREC 2022 preveda l’integrazione tra terapia di gruppo e terapia individuale appare ottimale, in quanto permette non solo l’approccio contemporaneo a più pazienti, con conseguente risparmio di tempo, ma permette anche un possibile scambio di esperienze tra i pazienti di una stessa comunità, favorendo la creazione di una rete di supporto sociale e incoraggiando il mantenimento di conoscenze attraverso gli incontri. L’aspetto psicologico è particolarmente rilevante nell’approccio multidisciplinare soprattutto nei pazienti grandi obesi, anche in considerazione di un possibile intervento di chirurgia bariatrica, mentre i disturbi del comportamento alimentare, quali introito compulsivo di cibo (“binge eating”), l’alimentazione notturna e l’assunzione frequente di cibo dovrebbero essere trattati da uno psichiatra, oltre che da uno psicologo o da uno specialista di terapia comportamentale. Un’altra fondamentale figura nel team multidisciplinare è quella del chirurgo bariatrico. Le terapie chirurgiche finalizzate al calo ponderale, quali il bypass gastrico e il bendaggio gastrico trovano una sempre maggior applicazione nell’obesità grave e nel diabete tipo 2. L’approccio chirurgico deve tuttavia essere considerato in presenza di particolari condizioni e presso strutture che presentino i requisiti e le competenze necessarie, in grado di garantire l’iter dalla valutazione pre-operatoria alla programmazione delle visite di follow-up. Anche dal punto di vista strutturale, gli ambienti dedicati dovrebbero possedere requisiti adeguati e apparecchiature adatte al paziente grande obeso, anche con ridotta mobilità. Il coinvolgimento di altri specialisti è decisivo nella diagnostica e nell’eventuale trattamento delle patologie di singoli organi o apparati, correlate allo stato cronico di obesità, tenendo conto che i sintomi riferiti sono spesso attribuiti all’iperponderalità piuttosto che correlati a una patologia d’organo insorta secondariamente. Infine, anche la stigmatizzazione del soggetto obeso è un aspetto estremamente rilevante nella gestione di questi pazienti, in quanto potrebbe portare a conseguenze deleterie, come un aumentato rischio di depressione, fino anche alla perdita dell’autostima e al suicidio e potrebbe inoltre favorire un ulteriore incremento ponderale, aumentare il rischio di disturbi del comportamento alimentare e non ultimo, allontanare il paziente dall’ambiente sanitario. A tale proposito è stato recentemente pubblicato un “Joint international consensus statement for ending stigma of obesity” [7], con l’obiettivo di contrastare la possibile sigmatizzazione dei pazienti. Come evidenziato in Figura 1, anche la società dovrebbe quindi contribuire alla corretta gestione del paziente obeso. Per concludere, molto spesso trattare pazienti obesi significa trattare pazienti eterogenei, con altre patologie e affetti anche da obesità. Quindi, un trattamento adeguato dell’obesità richiede l’interazione di diversi settori della società, in primis del servizio sanitario e quest’ultimo dovrebbe garantire un approccio multidisciplinare e transdisciplinare, al fine di ridurre le comorbidità e i costi ad esse associati e soprattutto per migliorare la qualità di vita dei pazienti. Migliorare la comunicazione e la motivazione del paziente obeso, evitare la stigmatizzazione in ambiente sanitario e utilizzare un team multidisciplinare rappresentano punti-chiave nella gestione del paziente obeso. SINOSSI • L’obesità è una complessa condizione clinica, spesso gravata da plurimorbidità, la cui gestione neccessita di un approccio multidisciplinare. • Il team multidisciplinare deve includere, oltre al medico di Medicina Generale, diverse figure professionali che possano trattare in maniera mirata le diverse problematiche del paziente obeso. •Gli aspetti sociali e ambientali hanno un ruolo rilevante nella gestione multidisciplinare dell’obesità e fondamentale è evitare la stigmatizzazione del paziente obeso.

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