Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

43 DOCUMENTO SIPREC 2022 fattore di necrosi tumorale α (TNF-α) ed interleuchina 6 (IL-6). I livelli di leptina, la cui secrezione risulta aumentata nei pazienti obesi, correlano con l’aumento dell’attività del sistema nervoso simpatico ed i relativi effetti ipertensivi [27]. La leptina promuove anche l’ossidazione degli acidi grassi, aumentando così lo stress ossidativo ed amplificando la secrezione di citochine proinfiammatorie . Al contrario, i livelli di adiponectina sono ridotti nei pazienti obesi [28], risultando associati ad insulino-resistenza ed alterato metabolismo del glucosio e degli acidi grassi [25]. Di particolare rilevanza nel contesto della funzione renale, l’adiponectina è coinvolta nella regolazione della struttura della barriera di filtrazione glomerulare [29]. Nei topi knock-out per adiponectina è stata evidenziata la perdita della normale struttura dei podociti, condizionante albuminuria che risultava reversibile dopo infusione della stessa molecola [29]. È stato dimostrato che interventi dietetici e l’inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone allevino il danno tissutale ed il rimodellamento strutturale indotti dall’obesità [26]. Probabilmente, anche fattori angiogenici possiedono il potenziale di riparazione microvascolare del rene ischemico nel contesto metabolico dell’obesità. Obesità e malattie respiratorie L’obesità è fortemente associata a sintomi e malattie respiratorie, tra cui dispnea da sforzo, sindrome da apnea ostruttiva del sonno (OSAS), sindrome da ipoventilazione dell’obesità, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), asma, embolia polmonare e polmonite da aspirazione. L’eccesso ponderale, specificamente a distribuzione centrale, si associa a diminuzione dei volumi polmonari, che si riflette in un pattern ventilatorio restrittivo alla spirometria [30]. Studi trasversali e longitudinali hanno dimostrato che un aumento del BMI riduce il volume espiratorio forzato in 1 secondo, la capacità vitale forzata, la capacità funzionale residua ed il volume di riserva espiratoria. L’elevato carico di lavoro meccanico nell’obesità può sovraccaricare i muscoli respiratori attraverso una combinazione di maggiore lavoro respiratorio, con conseguente aumentato consumo di ossigeno, ed apparente riduzione dell’efficienza dei muscoli respiratori [31]. È stato dimostrato, infatti, che la funzione dei muscoli respiratori si deteriora nell’obesità, fenomeno in parte correlabile ad una riduzione della massa magra complessiva. Questa carenza può giustificare la domanda aggiuntiva di ossigeno richiesta per la ventilazione e può aumentare la sensazione di dispnea nei pazienti obesi. Coerentemente con ciò, è stato dimostrato che la perdita di peso aiuta a ripristinare la funzione dei muscoli respiratori. Un ulteriore possibile evento patogenetico comune al pericoloso connubio tra obesità e patologie respiratorie è uno stato infiammatorio sistemico di basso grado. Nella sindrome da apnea ostruttiva del sonno, l’obesità contribuisce all’ostruzione delle alte vie aeree per deposizione di grasso attorno ai tessuti molli del collo e della lingua, aumentando così le pressioni meccaniche passive che favoriscono il collasso delle vie aeree. È stato anche dimostrato che l’obesità peggiori l’ipossiemia notturna nell’OSA, in parte a causa di un aumento della domanda di ossigeno. L’OSA moderata (indice di apnea/ipopnea >15 eventi all’ora) e l’OSA grave (>30 eventi all’ora) sono associate ad aumento della mortalità. Nella BPCO associata ad obesità, gli effetti combinati delle due condizioni contribuiscono al deterioramento della funzione polmonare, con aggravio del quadro ostruttivo da parte della componente restrittiva e peggioramento dell’ipossia e dello stress ossidativo polmonare e sistemico [30]. Nelle forme caratterizzate da sovrapposizione di BPCO, obesità ed OSA, la severità dell’ipossiemia e l’ipercapnia notturna e diurna comportano un’attivazione esuberante del sistema simpatico, uno stato pro-infiammatorio locale e sistemico ed un significativo aumento della morbilità e mortalità cardiovascolare, anche condizionata da una maggiore prevalenza di ipertensione polmonare e cuore polmonare rispetto ai pazienti con sola BPCO [32].

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