Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

78 OBESITÀ: DA AMPLIFICATORE DI RISCHIO A MALATTIA CRONICA F. Sistema Immunitario Le alterazioni del sistema immunitario possono essere fattori importanti nello spiegare i più elevati tassi di incidenza di cancro nei pazienti obesi, poiché l’obesità è stata correlata ad uno stato di ridotta immunocompetenza. Diversi studi hanno dimostrato che nei pazienti obesi vi è un “disorientamento” del sistema immunitario che comporta un inappropriato aumento della attività pro-in fiammataria dei macrofagi ed una significativa riduzione dell’attività citotossica delle cellule natural killer (NK), con una conseguente riduzione delle difese contro le cellule precancerose e cancerose. A tale riguardo, tuttavia, è confortante il dato che la perdita di peso sembrerebbe essere in grado di ripristinare l’attività citotossica delle cellule NK, come dimostrato nei pazienti sottoposti a intervento di bypass gastrico dopo circa 6 mesi dall’operazione, suggerendo un ruolo dell’obesità nella regolazione dell’immunità di tipo reversibile. G. Alterazioni del microambiente: fattori di crescita vascolare, ipossia, stress ossidativo Non solo i pazienti obesi con diversi tipi di cancro hanno una prognosi peggiore, ma hanno anche un aumentato rischio di malattia metastatica e un periodo di remissione più breve dopo il trattamento, forse perché l’angiogenesi può essere esacerbata nell’obesità. Un alterato equilibrio tra fattori angiogenici ed antiangiogenici a favore di quest’ultimi è tipico dell’obesità, con conseguente espansione del letto capillare nei depositi di grasso e conseguente aumento del rischio di malattia metastatica nei pazienti obesi. Inoltre, studi condotti sugli animali hanno dimostrato che i livelli di ossigeno nel tessuto adiposo bianco dei topi obesi sono considerevolmente inferiori rispetto a quelli dei topi magri e anche l’ipossia del tessuto adiposo può contribuire al rischio di cancro. Non è poi trascurabile il fatto che l’obesità si associa ad una riduzione delle attività antiossidanti dell’organismo, aumentando così lo stress ossidativo sistemico e, quindi, il rischio di patologia neoplastica. Conclusioni Nonostante gli ormai inconfutabili effetti dannosi del sovrappeso-obesità, quella del peso in eccesso sembra essere una epidemia che non accenna a rallentare, ma anzi cresce, inarrestabile. Stando ai dati ad oggi disponili, dal 1980 il tasso d’obesità è raddoppiato in ben 70 Paesi. Dato ancor più allarmante è che in molte nazioni a diventare “oversize” sono soprattutto gli “adulti di domani”, ovvero i bambini, in quota maggiore persino rispetto agli adulti. In Europa circa il 17% degli adulti è in stato di obesità, in Italia la percentuale scende al 10%. Tuttavia, in Italia, la percentuale di bambini e adolescenti obesi è aumentato di quasi 3 volte rispetto al 1975, e circa il 10,4% delle femmine e il 14,5% dei maschi sono obesi, contro il 5% della media europea. Questo dato è assai allarmante, in quanto premonitore di un possibile futuro capovolgimento dell’attuale aspetto virtuoso del nostro paese in termini di peso corporeo negli adulti rispetto al resto del mondo occidentale, e se viene mantenuta questa direzione, il peso dei ‘chili di troppo’ sui casi di cancro senza dubbio è destinato ad aumentare nelle prossime decadi. Anche se il continuo miglioramento delle strategie diagnostiche e terapeutiche sono componenti fondamentali della lotta al cancro, questa non sarà mai efficace e vincente in mancanza di prevenzione, sia da un punto di vista etico, essendo note le strategie comportamentali in grado di ridurre l’incidenza di malattia, ma anche dal punto di vista clinico e di sostenibilità del sistema sanitario. Inoltre, non va trascurato l’insostituibile carattere “globale” della prevenzione, che è infatti la medesima per molte malattie: grazie ad alcune regole comportamentali condivise si possono contemporaneamente prevenire diverse condizioni patologiche.

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