Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

80 OBESITÀ: DA AMPLIFICATORE DI RISCHIO A MALATTIA CRONICA 4. INTERVENTI TERAPEUTICI 4.1 Modificazioni dello stile di vita Roberto Volpe Unità Prevenzione e Protezione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Roma Molti studi hanno dimostrato che in un soggetto obeso anche una lieve-moderata diminuzione del peso corporeo (intorno al 10% del peso iniziale) è sufficiente a ridurre il rischio metabolico, cardiovascolare e oncologico dal 20 al 40%. Pertanto, il primo obiettivo della perdita del peso in un paziente obeso deve essere proprio quello di ridurre il peso corporeo di almeno il 10% rispetto al peso iniziale. Successivamente, ma non necessariamente, si può pensare di raggiungere il peso normale (ideale), ma il vero obiettivo è raggiungere un peso cosiddetto ragionevole. E, se è vero che il miglioramento dei fattori di rischio cardiovascolari è direttamente correlato alla perdita di peso, è pur vero che esso risulta significativo anche con una riduzione solo parziale. Per raggiungere questi obiettivi, la via migliore non è quella di seguire diete drastiche o allenamenti molto intensi, entrambi non semplici da seguire nel tempo e, di conseguenza, destinati a fallire nel medio-lungo termine, ma piuttosto è quella di cambiare, in maniera durature, lo stile di vita. A tal riguardo, l’imparare ad assumere pasti corretti dal punto di vista delle porzioni e delle calorie (e della composizione nutrizionale) e l’iniziare (o l’incrementare) un’attività fisica adatta alle condizioni del soggetto, appaiono fondamentali per raggiungere l’importante obiettivo della riduzione del peso e del suo mantenimento nel tempo. Interventi dietetici L’approccio dietetico, oltre a una fondamentale e imprescindibile opera di educazione alimentare e motivazionale da parte del medico dietologo del biologo nutrizionista, del dietista, deve prevedere, come già accennato, una variazione qualitativa della dieta che tenga conto della densità calorica degli alimenti “dieta con consigli alimentari”, una riduzione quantitativa delle porzioni e delle calorie assunte “dieta a grammi” o “con pasti sostitutivi”, il tutto in modo bilanciato, in modo da non creare deficit nutrizionali. Inoltre, siccome tra gli obiettivi vi è anche quello della riduzione del maggior rischio cardiovascolare e oncologico tipico degli obesi, è doppiamente utile la limitazione dell’apporto di grassi saturi (soprattutto di quelli di origine carnea) e degli zuccheri e un aumento del contenuto di fibre vegetali. Pertanto, in termini operativi, la dieta “qualitativa” deve basarsi su una netta riduzione dei grassi animali (burro, margarina, grasso delle carni e degli affettati, formaggi a pasta dura, dolci) e dei carboidrati semplici (zucchero, miele, succhi di frutta zuccherati, bibite, dolci) a favore, in quantità controllate, di cereali (meglio se integrali), carni bianche, pesce, uova, formaggi meno grassi (fiocchi, ricotta di mucca), legumi, verdure, frutta. In definitiva, è una rivisitazione della Dieta Mediterranea per quanto riguarda alcuni alimenti simbolo, quali cereali e olio extra-vergine di oliva. I cereali, infatti, vanno consumati con moderazione (ad es. 50-60 grammi di pasta o riso che, pur conditi con un semplice sugo di pomodoro, equivalgono pur sempre a circa 250-300 Kcal), con frequenza ridotta (pasta o riso “solo” 2-3 volte la settimana) e preferendo quelli integrali. Questi, insieme a legumi, verdure, ortaggi, frutta, sono tutti cibi caratterizzati da un alto contenuto di fibre e, pertanto, sono utili non solo per il minor assorbimento intestinali di zuccheri e grassi, ma anche perché in grado di produrre un senso di sazietà abbastanza precocemente. Per quanto riguarda l’olio extravergine di

RkJQdWJsaXNoZXIy NDUyNTU=