Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

82 OBESITÀ: DA AMPLIFICATORE DI RISCHIO A MALATTIA CRONICA kcal. Il razionale scientifico si basa sul fatto che quando si ha una restrizione calorica, l’organismo tende a risparmiare energia e una delle soluzioni che mette in atto è quella di attivare la grelina, un ormone che stimola processi alternativi di utilizzo di substrati energetici: in pratica si bruciano meno zuccheri, mentre si promuove la gluconeogenesi (produzione di glucosio dagli aminoacidi) e la lipolisi (utilizzo degli acidi grassi con liberazione nel sangue degli acidi grassi non esterificati, i cosiddetti NEFA). In tal modo, l’organismo entra in uno stato di chetosi (la produzione di corpi chetonici si manifesta dopo 2-3 giorni di restrizione calorica) che condurrà non solo a un senso di sazietà, ma anche ad aumentare la degradazione delle cellule danneggiate (autofagia) e ad attivare la rigenerazione cellulare grazie alla produzione di cellule staminali e alla modulazione dei fattori di crescita come l’IGF-1 (il “Fattore di crescita insulino-simile”), un ormone che migliora la comunicazione intra-/inter-cellulare. In altri termini, la restrizione calorica tipica della DMD, simulando il digiuno (ma non è digiuno), “inganna” l’organismo che così attiva questi processi. Evitare la “Sindrome dello yo-yo” Una volta ridotto il peso corporeo in maniera importante (almeno del 10% rispetto al peso iniziale) o, meglio, una volta raggiunto il peso desiderato, l’impegno dovrà essere anche quello di mantenere l’obiettivo raggiunto, onde evitare i continui aumenti e le successive riduzioni di peso “Sindrome dello yo-yo”. A tal riguardo, per monitorare il comportamento alimentare, l’introito calorico e i suoi errori, la compilazione di un diario alimentare qualitativo settimanale in occasione delle visite di controllo (ma molto utile anche in fase iniziale), può mettere in evidenza gli errori alimentari da discutere con il paziente e da correggere. Ma altrettanto importante è seguire e supportare il paziente nei momenti di difficoltà affinché, se si ha una tendenza al recupero del peso, questo sia solo parziale. A tal riguardo, nell’ambito di un giusto approccio olistico. ricordiamo l’importanza di una contemporanea terapia comportamentale psicologica. Ruolo dell’attività fisica In assenza di controindicazioni cliniche, è sempre utile prescriverel’attività fisica che, per modalità, intensità, durata e frequenza, deve essere specifica per ogni soggetto (e da qui l’importanza di un supporto da parte di esperti del settore. In un approccio generalista potremmo suggerire di praticare un’attività fisica costante (almeno 30 minuti al dì), di tipo aerobico come, ad esempio, la ginnastica a corpo libero (a casa o in palestra), il camminare a passo veloce o il correre a casa sul tapis roulant o all’aperto, fare della cyclette o andare in bicicletta, nuotare, giocare a tennis o a padel, andare a ballare. A tal riguardo possiamo evidenziare che diverse attività possono essere svolte in contesti che non sono solo società sportive o palestre, ma anche familiari, scolastici, ricreativi e, quindi, con costi contenuti. Per controllare il proprio livello di attività fisica e il dispendio calorico ad essa correlato è sufficiente scaricare un’applicazione sul proprio telefonino che consenta di misurare quanta attività fisica sia stata compiuta in un giorno, in una settimana (Tabella 1). Tabella 1. Attività fisica, Kcal/30 minuti: 100-150 Kcal: camminata a passo veloce, cyclette, danza, golf 150-200 Kcal: ballo, bicicletta, calcetto, camminata nordica, ginnastica aerobica, pallavolo, sci da fondo, tennis 250-300 Kcal: corsa, nuoto, pallacanestro

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