Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

85 DOCUMENTO SIPREC 2022 4. INTERVENTI TERAPEUTICI 4.2 Interventi farmacologici Paolo Sbraccia 1Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; 2UOC di Medicina Interna - Centro Medico dell’Obesità, Policlinico Tor Vergata Introduzione L’aumento di prevalenza di obesità nel mondo rende sempre più urgente la necessità di terapie sicure ed efficaci indirizzate alla perdita di peso e alla riduzione del rischio cardiovascolare. L’obesità è definita dalla World Obesity Federation malattia cronica progressiva e recidivante (1) e tale definizione è stata recentemente recepita dalla Commissione Europea (2). L’obesità è malattia non solo per le gravi e disabilitanti complicanze che progressivamente si sviluppano, ma anche perché è oramai chiaro che l’aumento ponderale non dipende da scelte personali errate e reversibili ma da un insieme di determinanti genetici, epigenetici, biologici e ormonali. Infatti, tali meccanismi entrano in gioco potentemente ogni qual volta si perde peso intenzionalmente: l’organismo avverte la minaccia di una deprivazione energetica (indipendentemente dal beneficio a cui essa conduce) e scatena una contro-reazione ormonale e neuro-trasmettitoriale che, in associazione alla riduzione della spesa energetica che caratterizza il calo ponderale, tende a riportare il peso a quello originario (3). Di fatto i centri omeostatici si adattano ad un nuovo set-point, raggiunto dopo un usualmente lento ma progressivo guadagno ponderale. Questo spiega le inevitabili recidive che si verificano anche dopo dietoterapie integrate da terapia intensiva educazionale e cognitivo-comportamentale. Per tale motivo la vera sfida è quella del mantenimento del peso perso. Negli ultimi anni si è assistito ad una vera “primavera” scientifica in termini di sviluppo di farmaci innovativi sempre più efficaci e sicuri, e dopo molti anni di insuccessi crediamo che ora la farmacoterapia dell’obesità sia divenuta una realtà che cambierà il volto di una grave malattia rimasta orfana di trattamenti efficaci, fatta salava la chirurgia bariatrica, per troppo tempo. Nuovi farmaci disponibili Attualmente, a parte il datato orlistat, sono in commercio in Italia da alcuni anni la liraglutide 3 mg e l’associazione naltrexone/bupropione. Liraglutide 3 mg Liraglutide, farmaco già utilizzato in seconda linea per il trattamento del diabete tipo 2 (al dosaggio 1,8 mg/die), è stato recentemente approvato, al dosaggio di 3 mg, anche per il trattamento dei soggetti obesi o in sovrappeso (BMI ≥ 27 e <30) che abbiano anche ulteriori comorbilità correlate al peso, quali diabete tipo 2, ipertensione arteriosa, dislipidemia o apnea ostruttiva nel sonno. Liraglutide è un analogo del glucagon-like peptide-1 (GLP-1) umano, con un grado di omologia di sequenza di aminoacidi molto elevato (97%) rispetto al GLP-1 endogeno, capace pertanto di legarsi al suo recettore, attivandolo. Le modifiche inserite rispetto all’ormone nativo ne conferiscono una durata d’azione prolungata che permette la mono-somministrazione giornaliera. Il GLP-1 è un ormone endogeno incretinico, secreto sia a livello dell’intestino che delle aree cerebrali in risposta all’assunzione di cibo. La sua azione ipoglicemizzante si esplica mediante la stimolazione della secrezione insulinica e l’inibizione della secrezione di glucagone in maniera glucosio-dipendente.

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