Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

98 OBESITÀ: DA AMPLIFICATORE DI RISCHIO A MALATTIA CRONICA 5. INTERVENTI DI COMUNICAZIONE MEDICO-PAZIENTE 5.1 L’importanza della comunicazione medica nel paziente obeso Giovambattista Desideri Dipartimento di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente, Università degli Studi dell’Aquila I progressi tecnologici e scientifici degli ultimi anni hanno determinato un significativo miglioramento nel trattamento delle patologie e nell’erogazione dell’assistenza ma al tempo stesso hanno portato ad un impoverimento dei rapporti medico-paziente in ragione di una progressiva spersonalizzazione dell’assistenza, sempre più spesso irrigidita da schemi gestionali che poco si adattano alle specificità del singolo paziente e da tempi di visita contingentati. Invero, la capacità del medico di comunicare efficacemente e di creare una relazione empatica con il paziente è il presupposto fondamentale per il raggiungimento di ogni successo terapeutico. Nelle relazioni tra medico e paziente, dove il valore e l’importanza della salute è fondamentale, la competenza relazionale ed emotiva assume un ruolo estremamente importante, in non pochi casi ancor più rilevante delle componenti squisitamente tecniche o terapeutiche. Una comunicazione efficace, infatti, può contribuire al miglioramento della prognosi del paziente sia indirettamente, favorendone una maggiore compliance alle diverse proposte preventive e/o terapeutiche, sia direttamente, inducendo nel paziente aspettative positive che possono condizionare favorevolmente il decorso delle patologie. Una buona comunicazione tra medico e paziente influisce positivamente anche sulla qualità di vita dei pazienti e sul senso di efficacia del medico, riducendone il burn out, e contribuisce a contenere i costi del sistema sanitario. Le abilità comunicative e relazionali rappresentano, quindi, una componente fondamentale della professionalità del medico e non già degli elementi accessori. Ciò è particolarmente vero per le problematiche cliniche croniche, la cui gestione prevede necessariamente una condivisione tra medico e paziente non solo degli obbiettivi terapeutici ma anche delle diverse strategie realisticamente percorribili dai diversi pazienti per il raggiungimento di questi obbiettivi. Fra le malattie croniche, l’obesità è fra le più diffuse e complesse. Per la sua complessità e dinamicità, la gestione efficace dell’obesità necessita di un sistema di assistenza continuativa multidimensionale e multidisciplinare che possa permettere la realizzazione di progetti di cura personalizzati a lungo termine [1, 2]. I diversi determinanti comportamentali dell’obesità, infatti, risentono inevitabilmente di fattori culturali ed ambientali e conseguentemente evolvono nel tempo rendendo vana ogni strategia di intervento che poggi su una relazione medico-paziente cristallizzata. Peraltro, lo stigma negativo frequentemente associato all’obesità rappresenta un elemento di non trascurabile criticità nella individuazione della strategia di comunicazione medico-paziente di volta in volta più adatta alle peculiarità del vissuto di ogni individuo. I pazienti obesi spesso soffrono le conseguenze negative sul loro benessere psicologico e sulla loro salute fisica derivanti dai pregiudizi e dalle discriminazioni nei diversi contesti sociali, quali scuola e posto di lavoro, legati alla loro condizione fisica [3-5]. Negli ambienti di lavoro, in particolare, le persone obese vengono assunte meno frequentemente e licenziate con maggior facilità, talora sono pagate di meno ed ottengono meno promozioni. Nei luoghi di lavoro si osserva anche una certa tendenza da parte dei colleghi a preferire compagni di lavoro normopeso [6]. Questa criticità relazionale può essere ulteriormente esacerbata da una comunicazione spesso stigmatizzante anche in ambito sanitario. I professionisti della salute - medici, infermieri, psicologi o dietisti - non di rado assumono atteggiamenti negativi nei confronti dei loro

RkJQdWJsaXNoZXIy NDUyNTU=