Obesità: da amplificatore di rischio a malattia cronica

99 DOCUMENTO SIPREC 2022 pazienti obesi che, più spesso dei normopeso, sono considerati pigri, lenti e oziosi, non aderenti al programma terapeutico, poco disciplinati e poco performanti, con scarsa forza di volontà, scarso autocontrollo e poca autostima [6,7)]. Inoltre, anche tra i professionisti della salute è piuttosto radicato il convincimento che la persona con eccedenza ponderale sia la principale, se non l’unica, responsabile della propria condizione clinica. Invero, i professionisti sanitari sono tra le prime figure, dopo familiari e i compagni di classe, da cui le persone obese ricordano di avere più frequentemente ricevuto commenti inappropriati e sprezzanti relativi al loro peso [6,8]. Non di rado il soggetto in sovrappeso o obeso si trova a sperimentare un approccio differenziato da parte del medico rispetto al soggetto normopeso con comportamenti poco rispettosi, o comunque negativi, che finiscono per diventare barriere comunicazionali che possono indurre il paziente a non confrontarsi ulteriormente con il medico [9,10]. Peraltro, questi atteggiamenti relazionali negativi sono stati descritti anche tra i professionisti della salute che lavorano a diretto contatto con pazienti obesi, soprattutto da parte dei professionisti più giovani [11]. La criticità di questa dinamica relazionale è fin troppo evidente se si considera che una comunicazione stigmatizzante, soprattutto da parte del personale sanitario, aumenta la vulnerabilità alla depressione, diminuisce l’autostima, innalza i livelli di insoddisfazione corporea e favorisce il binge eating disorder [6,12-14]. La stigmatizzazione dell’eccedenza ponderale può, inoltre, indurre nel paziente un atteggiamento rinunciatario nel seguire il percorso di cura e questa tendenza sembra crescere al crescere dell’indice di massa corporea del soggetto, indipendentemente dai fattori generalmente associati alla scarsa attenzione verso la salute, come i bassi livelli di istruzione o di reddito [15] e può condurre a interrompere anzitempo un programma dietetico [14]. Non di rado, infine, lo stigma finisce per facilitare l’esclusione e l’isolamento, diminuire la qualità delle relazioni interpersonali con conseguente impatto negativo anche sul reddito economico e sui risultati scolastici [6,8]. E’ evidente, quindi, l’importanza di una comunicazione che sia sempre rispettosa nei termini usati e nei contenuti trasmessi (16,17,18). A tale riguardo, i termini come “peso”, “eccesso di peso” e “indice di massa corporea” sono generalmente preferiti dai pazienti mentre i termini “grassezza”, “grasso in eccesso”, “obesità”, “taglia grande”, “pesantezza”, “indice di massa corporea non salutare”, “peso del corpo non salutare”, “problemi di peso”, pure diffusamente usati anche in ambito sanitario, vengono generalmente considerati dai pazienti come sgradevoli e giudicanti (19-23). Invero, la terminologia basata sul peso, pur apprezzata dai pazienti, non sempre viene adottata dai medici che non di rado utilizzano una terminologia percepita dal paziente come poco riguardosa, se non francamente offensiva, che finisce sovente per indurre sentimenti di colpevolezza, vergogna ed umiliazione (24,25). Peraltro, se l’attenzione al singolo termine è importante per evitare di apparire offensivi o creare disagi nell’interazione, va tenuto presente che tutto il linguaggio dovrebbe essere quanto più possibile lontano da espressioni impositive (“lei deve necessariamente …”), colpevolizzanti (“era suo compito …”) e giudicanti (“ ha sbagliato …”) e privilegiare un vocabolario che sia soprattutto descrittivo dello stato della persona e che favorisca un rapporto che sia il più possibile empatico [6]. I cardini della comunicazione medico-paziente L’adozione di poche semplici pratiche comportamentali da parte del medico è fondamentale per stabilire una comunicazione medico-paziente efficace e coinvolgente [26]. Preparazione all’incontro: questa azione prevede, prima dell’incontro con il paziente, una revisione della sua storia clinica sulla base della documentazione disponibile al fine di rendere più fluida l’interazione con il paziente. Del pari importante è una adeguata concentrazione da parte del medico

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